Somministrazione sottocutanea versus intravenosa del trattamento (neo)adiuvante con Trastuzumab in pazienti con tumore alla mammella di stadio clinico I-III HER2+


È stata sviluppata una formulazione sottocutanea di Trastuzumab ( Herceptin ) che offre maggiori comodità per i pazienti e migliore utilizzo delle risorse, rispetto alla infusione endovenosa standard del farmaco.

Uno studio ha confrontato il profilo farmacocinetico, l’efficacia e la sicurezza delle formulazioni sottocutanea e intravenosa in pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale, positivo per HER2.

HannaH è uno studio di fase 3, randomizzato, internazionale e in aperto in un contesto (neo)adiuvante.

I pazienti con tumore alla mammella localmente avanzato o infiammatorio, positivo per HER2 e operabile sono stati assegnati in maniera casuale e in un rapporto 1:1 a 8 cicli di chemioterapia neoadiuvante somministrata contemporaneamente a Trastuzumab ogni 3 settimane per via endovenosa ( dose di carico 8 mg/kg, dose di mantenimento 6 mg/kg ) o sottocutanea ( dose fissa di 600 mg ).

La chemioterapia consisteva di 4 cicli di Docetaxel ( 75 mg/m2 ) seguiti da 4 cicli di Fluorouracile ( 500 mg/m2 ), Epirubicina ( 75 mg/m2 ) e Ciclofosfamide ( 500 mg/m2 ), ogni 3 settimane.

Dopo la chirurgia, i pazienti hanno proseguito la terapia con Trastuzumab per completare 1 anno di trattamento.

Gli endpoint co-primari erano le concentrazioni sieriche minime prima della somministrazione dell’ultima dose ( ciclo 8 ) prima della chirurgia ( margine di non-inferiorità per il quoziente tra i gruppi 0.80 ) e risposta patologica completa ( margine di non-inferiorità per la differenza tra i gruppi -12.5% ), analizzati nella popolazione per-protocollo.

In totale, 299 pazienti sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere Trastuzumab per via intravenosa e 297 Trastuzumab per via sottocutanea.

La concentrazione media geometrica minima prima del trattamento chirurgico era di 51.8 mcg/mL nel gruppo randomizzato alla via intravenosa e 69.0 mcg/mL nel gruppo somministrazione sottocutanea.

Il rapporto geometrico medio tra concentrazione minima con somministrazione sottocutanea e intravenosa è stato pari a 1.33.

Una risposta patologica completa è stata ottenuta in 107 delle 263 pazienti ( 40.7% ) nel gruppo randomizzato alla via intravenosa e in 118 delle 260 ( 45.4% ) nel gruppo con somministrazione sottocutanea.

La differenza di risposta patologica completa tra gruppi è stata del 4.7%.
Quindi, Trastuzumab per via sottocutanea è risultato non-inferiore a Trastuzumab per via intravenosa per entrambi gli endpoint co-primari.

L’incidenza di eventi avversi di grado 3-5 è risultata simile tra i gruppi.

Le manifestazioni più comuni sono state neutropenia ( 33.2% nel gruppo somministrazione intravenosa vs 29.0% in quello somministrazione sottocutanea ), leucopenia ( 5.7% vs 4.0% ) e neutropenia febbrile ( 3.4% vs 5.7% ).

Tuttavia, più pazienti nel gruppo via sottocutanea hanno riportato eventi avversi gravi ( 21% ) rispetto alla via intravenosa ( 12% ); la differenza può essere attribuita principalmente a infezioni e infestazioni ( 8.1% nel gruppo via sottocutanea vs 4.4% nel gruppo via intravenosa ).

Quattro eventi avversi hanno portato al decesso ( 1 nel gruppo via intravenosa e 3 in quello via sottocutanea ), tutti verificatisi nella fase neoadiuvante.

Di questi decessi, 2 ( nel gruppo via sottocutanea ) sono stati ritenuti attribuibili al trattamento.

In conclusione, la somministrazione per via sottocutanea di Trastuzumab, con tempo di infusione superiore a 5 minuti, mostra un profilo farmacocinetico e un’efficacia non-inferiori alla somministrazione intravenosa standard, con un profilo di sicurezza simile a quello della formulazione intravenosa e offre dunque una valida alternativa di trattamento. ( Xagena2012 )

Ismael G et al, Lancet Oncol 2012; 13: 869-878


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